Ogni storia ha un protagonista.
A vedersi era un uomo di quelli che, rari, sanno vivere in due mondi. Il mondo di tutti, fatto di orari, abitudini, minestroni, birra e sgombri in scatola. E il mondo per come lo si conosce da ragazzi ma che poi, di solito, si finisce per dimenticare. Quello fatto di sogni e fantasia, di persone che sono fumetti e situazioni che sono incredibili. Lui, questo mondo lo abitava ancora. E lo preferiva. Si vedeva dagli occhi che, ancora a 90 anni, prendevano a brillargli di emozione quando parlava del suo “far pupi”.
Aveva sempre saputo sognare, e farlo gli era piaciuto così tanto che non aveva smesso più. Alcuni dei suoi sogni si erano anche avverati, il più grande soprattutto. Perciò aveva fatto del credere ai sogni una regola di vita, oltre che una piacevole occupazione.
Amava passeggiare. Questo si vedeva. Anche se per strada faticava a riconoscere le persone. Perfino quelle più care. Le guardava, spesso, ma senza vederle davvero, intento com’era a immaginarsi ciò che sarebbero diventate se solo la sua mano le avesse disegnate.
Un uomo buono. E generoso. Proprio.
Dei soldi non si interessava. Sapeva che era una cosa “grave”, ma non ci riusciva proprio. A interessarsene. Voleva averne, questo sì. Ma solo per averne da dare. Cose da pazzi. Cose che senti solo raccontare, che poi non esistono davvero. Invece lui esisteva. E se poteva aiutarti, lo faceva.
Certo, dovevi essere tu a chiederglielo perché forse, da solo, non si sarebbe mai accorto che avevi bisogno.
Trasandato.
Direbbero di lui quelli che ormai si sono del tutto dimenticati dell’altro mondo, quello dove i vestiti ordinati non è poi così importante averli perché se mai, al massimo, se proprio, te li puoi disegnare.
Sognatore.
Direbbe chi lo sa bene che si può trovare un modo per continuare ad abitarla, la fantasia. Senza per forza trasformarla in un hobby o una perdita di tempo.
Artista.
Per dirla a metà. E a dirla tutta.
Questa è la storia di L.J.
L’artista.